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04 aprile 2012

Il castello Caldora al 1739

a cura di Enio Monaco
Per poter maggiormente rendere l’idea delle condizioni in cui viene poi miseramente a trovarsi, passando di mano in mano a proprietari dissoluti e negligenti, quello che era stato un castello fiabesco, per  struttura e ricchezze, riporto appresso la minuziosa descrizione prodotta nella copia di compravendita, al momento in cui lo acquista il barone gennaro de riso il 22 maggio dell’anno 1739.
“Nella sommità del colle ove risiede la terra di Carpinone, vedesi in un luogo più eminente e superiore edificato, giacere il Palazzo Baronale a guisa di un forte e difeso castello, tenendo infatti immediatamente al di sotto verso tramontana dalla parte che guarda l’abitato di detta terra un forte murato, benchè ora per l’antichità interrotto e gusto in alcune parti, che dicesi la Cittadella, da dove in esso palazzo si ha la segnata comunicazione e ritirata e comunicasi anche dall’abitato di detta terra per una tal denominata Porta Vallone. L’intiera consistenza dunque di detto palazzo con tutti li suoi membri inferiori e superiori ed officine tutte la è nel modo che segue:
Primieramente in frontespizio dell’ultima salita del monticello trovasi il portone di detto palazzo senza la sua chiusura di legno dal quale per una strada privata solicata di brecce di larghezza palmi 15, tira ad un altro portone, quale tiene la chiusura sua di legname vestita con l’animo di ferro in parte guasta e consumata dal tempo con ponte avanti di legno, ed egli stesso in detto portone al di sopra coverto di d’embrici a coppola di prete a destra di detta via privata vi è un abitazione che dicono chiamarsi il fondaco o conservazione di vettovaglie e biada provenienti al Barone dal proprio Feudo.
Consiste in due stanzoni, uno inferiore per tre gradi sottomesso a detta strada coverto a travi per contenuto di 20 velere, oltre di uno spicone, che lo spazio ne contiene di altri 3, li capitravi di questa covertura si vedono alquanto patiti nelle teste, che posano al muro retrano, tanto che molti ne stanno puntellati, e due velere dello stesso sono sfondate e prive di solari della loro veste. E lo stanzone superiore da cui si ascende a scala a mano da dentro quel di sotto, egli è coverto d’embrici.
 A sinistra di detta via privata vi sono due giardini uno superiore al medesimo piano, l’altro inferiore, ambo murati.
Il primo è lungo palmi 182 e mezzo e largo palmi  8  e  3/4  incluse le mura che lo riserrano essendo questo affatto distrutto, perché non vi sono che un piede d’amarena, uno di pesco, uno di pero, ed uno di fico.
E lo secondo giardino inferiore a cui si sale dal primo descritto mediante grada di fabbrica, a lumaca, presentemente. Egli è lungo palmi 178 e ¾ e palmi 76 largo incluse anche le mura che il circuiscono da due lati occupati da morge; del resto poi piante di diverse sorti di pera e viti d’uva.
Da questo si ha l’uscita alla Via Vicinale Dell’Olmo, ossia del Purgatorio il muro che da tal parte lo riserra vedesi molto curvato per la gran carica del terreno che soffre dimodocchè per ripararsi devono farsi molto urtanti d’altezza simile al muro da tal parte o pure questo affatto demolirsi, e poi rifarsi di sufficiente grossezza a misura della terra che sostiene.
Dal descritto portone in testa a detta via privata si ha l’ingresso ad un cortile scoverto avanti al palazzo e si cala parimenti al fosso che lo medesimo circonda verso levante, infine del quale da man manca vi è stanza diruta priva di porta e covertura, che prima era in uso di pollaio.
A man dritta di detto secondo portone vi è un abitazione di due stanze a travi, la prima di quattro velere, con l’ingresso per sotto la covertura dell’istesso portone, in quella manca la porta di legno, il suo calpestatoro è covertura affatto sfondata. Era questa per abitazione di guardiano e la seconda  grande stanza che serviva per conservare le biade contiene lo spazio di 14 velere, con un pilastro di fabbrica nel mezzo che regge e contiene il pezzo di una covertura, sopra delle predette due stanze vi è uno stanzone diviso in tre e mediante due intelature al di sopra, coverto da embrici di due penne, mancandovi affatto le porte e finestre di legno, porzione della covertura di dette tre stanze si trova caduta ed il resto ha bisogno di total rifazione per esserne le sue incavallature molto basse e non con la dovuta pendenza.
A queste tre stanze che servivano per la…..si ha la salita per grada di fabbrica scoverta di fuori, dal di cui ballaturo prima per passetto di legno affatto diruto si comunicava all’ultima di dette tre stanze sotto le prime descritte due stanze, e poi vi è una stanza sotteranea per uso di stalla per molti palmi inferiore al cortile con la sua covertura a travi, sostenuta da due pilastri di fabbrica.
Nel fronte di detto cortile vedesi propriamente giacere il palazzo, ossia abitazione del Barone, munito all’intorno di cinque torrioncini per sua difesa.
Da man sinistra si trova il suo portoncino, ossia entrata, parte coverta a travi e parte a lamia, la chiusura del quale è formata a cardellini, con saracinesca che cala da sopra per maggiore sua difesa.
Dall’entrata si passa ad un bel comodo cortile scoverto solicato nel suolo, con sogli di pietre del paese, tutto poi all’interno racchiuso dalle abitazioni del Barone, perché al di dentro mediante Palazzo.
A sinistra di questo cortile vi sono due stanze a travi, con un sol porta dal medesimo, perché al di dentro mediante porta nel comune partimento sono tra di loro comunicanti, ricevendo ambo il lume della parte estranea, mediante alcuni speragli a forma di saette. Ne siegue appresso un’altra all’intutto simile alle due descritte ma di più col comodo di focolare e dopo questa un’altra con l’ingresso a dentro detta stanza per uso di carcere criminale; sotto poi le dette tre stanze ve ne sono  altrettante sotterranee, a cui si cala da due delle tre predette descritte; nell’altro lato a destra di detto cortile vi è un gran cellaio a lamia, ossia cantina per essere molti palmi sottomessa al piano di detto cortile, estentendosi questa per lunghezza quanto tira la facciata del palazzo da verso levante a riserva di una sola stanza che in tra si descriverà. In questo cellaio affatto mancano li posti per le botti.
In testa del cortile vi sono due altre stanze ambo a travi senza le chiusure di legno, la prima in uso di stalla e la seconda per comodo di legna, di dentro questa poi si passa ad un'altra simile a travi,  con pilastri di fabbrica nel mezzo, che sostiene l’arcano della sua covertura, e questa è quella stanza che viene a fiancheggiare  il descritto cellaio.
A destra dell’entrata poi vi sono due altre stanze a lamia, alquanto basse, con la loro porta da dentro il predetto cortile, e propriamente a lato della grada principale, essendo queste per uso di dispensa.
Nel prescritto cortile vi sono a mano destra due scalinate scoverte, una cioè la principale addidante alla sala dell’appartamento nobile ed è formata a cordoni dopo lo ripartimento  di venti di essi a cordoni, si ha in fin di essa un ballatoio coverto d’embrici; e l’altra scalinata, che dal piede della prima descritta si parte sporgendo sopra l’arco dell’entrata, ma è di 12 scalini, ma di minor larghezza di quella a cordoni e quasi per metà, dando questa l’adito  ad una abitazione in piano del primo appartamento superiore, la quale consiste in sala piccola di forma triangolare, quattro stanze, ed uno stanzolino semitondo coverti a travi con incartate e fraggi all’intorno,ed il loro suolo pavimento di mattoni bislunghi, venendo solamente la scala a risiedere sopra l’entrata e le quattro camere e camerino suddetto sono nella facciata verso ponente, dalla qual parte, eccetto chè il camerino tengono dette quattro stanze balcone di pietra pesante sopra gattoni simili, uno per ciascuna, senza però le pettorate di ferro per esserne state levate , detto camerino semitondo viene a risiedere sotto uno delli cinque enunciati torrioncini.
L’appartamento nobile a cui si adita per la descritta grada a cordoni con suo ballatoio in fine coverto con embrici, come poco fa si è detto nello stesso piano del primo appartamento, è formato primieramente da una gran sala coverta con soffitta di tavole ripartita a quadretti e vi sono due balconi con loro cacciata di pietra forte del paese, con gattoni della stessa pietra che sostengono in quello che mira dalla facciata verso levante; vi manca la pettorata di ferro ed all’altro posto nell’altra facciata vi manca similmente la sua pettorata di ferro e due pezzi di pietra, vi è anche nella detta sala un focolaio alla romana col suo locale di pietra forte, ed ascosto di esso vi è un piccolo vuoto ad uso di riposto.
Da un angolo di detta sala s’entra in una piccola cappella familiare formata nel torrioncino che unisce dalla parte esterna a detto angolo; la sua porta di legname è trasforata nelli quadri superiori e scorniciata da dentro, e fuori ha la soffitta di tavole ripartita a quadretti, con rosette nel mezzo, e colorita nel fondo di torchino, e traffilata con oro. L’altare poi fornito con pietra sacrata, ha il suo quadro in testa con l’effige della Beata Vergine, di San Giuseppe, San Giovanni Battista, Sant’Antonio Abate, Sant’Antonio di Padova ed altri Santi.
Alla man sinistra di detta sala sieguono quattro stanze foderate, cioè due nella facciata verso levante e due verso l’interno del palazzo e con un camerino in fine formato nel luogo di un altro torrioncino la dove è il comodo del luogo comune delle accennate quattro stanze; le due che attaccano alla sala, da cui separatamente in ciascuna di essa si ha l’ingresso sotto coverte con soffitte di tavole ripartite a quadretti, ed hanno rispettivamente verso levante e verso il cortile un palcone di pietra forte ma senza parapetto di ferro, ambedue senza intempiate di tavole, ma con li semplici travi; in una di esse  però è coverta la suddetta travatura con tela, ma tutta lacera; da una di dette stanze, cioè da quella verso l’interno del palazzo, rivoltando alla sinistra si ha l’ingresso in due altre stanze in  testa del cortile verso dove ciascuna  tiene la sua finestra affacciatora; ambedue sono di queste stanze coverte a travi, sebbene la covertura della prima è quasi intiera sfondata.
Ed in questa prima stanza vi era anche una scala di legno di due tese mediante la quale trascendeva alli suppegni soprastanti ad essa e all’altre di sopra le prime notate abitazioni, come appresso si dirà; dalla seconda stanza si comunica a detta abitazione già prima descritta in questo stesso piano e si ha l’ingresso eziandio in una cucina situata a fianco di detta seconda stanza, la quale cucina sporge in fuori della facciata verso tramontana, essendo quella coverta d’embrici; ed oltre il focolare fatto allo uso del paese, vi è il comodo di picciol torchio per sopprimere liquo ri ed altro ed un piccolo stanzolino latente che succede a man sinistra di esso, vi è il comodo del luogo comune; da detta cucina per prima si calava in uno dei Bassi descritti nella testa del cortile, mediante scala di legname formata a lumaca di putè, benvero è chiusa la comunicazione.
Nell’abitato del cortile vi sono alcuni altri membri, con li quali si entra parimenti dalla descritta sala di questo appartamento nobile; sono tre stanze e due camerini, cioè due con l’aspetto  al cortile sono coverte a travi con tele istoriate soprapposte e colli comodi di focolari alla romana, l’altra stanza latente alla prima  è nella facciata verso levante dalla  quale parte ella tiene un balcone simile agli altri di pietra forte, senza il parapetto di ferro, latente alla seconda stanza vi è formato nel corpo dell’altro torrioncino uno stanzolino rotondo coverto con interviate di tavole e vi è il comodo di prevaso e due stipi dentro il muro e a fianco di detto stanzolino finalmente vi è l’altro alquanto più piccolo situato alla facciata verso mezzodì.
Sopra parte del piano di questo primo appartamento, cioè sopra tutta l’abitazione in primo luogo descritta a riserva della saletta triangolare di essa, la quale ha la sua covertura più alta delli rimanenti membri di tutto l’appartamento nobile, vi è formato un altro appartamento ma alquanto basso a modo di suppegno coverto di embrici; viene questo compartito da varie intelature  per comodo di potersi  divisamente buona parte di essa abitata.
E’ vero però che non è in tutto lo stato presente di comoda abitazione, poiché la maggior parte della sua covertura ha bisogno di rifacimento, piovendo in molti luoghi ed il altre stanze di esso mancandovi li solari che sono guasti e sfondati e altresì mancandovi molte parti di legname e tutti li serramenti necessari delle quali è fatto privo, difetto che eziandio divide essere in tutte le stanze del primo appartamento nobile già sopra descritto.”   
                                                      (ESTRATTO CONFORME ALL’ORIGINALE)